In questa sezione sono presentate alcune delle procedure, tecniche e peculiarità della Terapia Cognitivo-Comportamentale:
L’autosservazione
Il paziente è invitato ad analizzare non soltanto il sintomo, e le circostanze in cui il sintomo si presenta, ma l’intero spettro dei suoi comportamenti, emozioni, pensieri più o meno consapevoli, e in generale tutte le produzioni della sua mente, compresi i sogni e i ricordi. Con l’analisi dei resoconti vengono messi in evidenza gli schemi privilegiati all’interno dei quali il soggetto è solito assimilare la realtà, le ripetitività significative e i modelli implicati nella sofferenza emotiva.
La scoperta guidata
Consiste nel chiedere al paziente di provare a ricostruire gli eventi cognitivi, emotivi, comportamentali, e le circostanze ambientali che hanno caratterizzato la situazione problematica. In questo modo il terapeuta lo aiuta ad individuare e circoscrivere i temi di pensiero ricorrenti nelle diverse situazioni problematiche.
L’’importanza della scoperta guidata consiste nel trattare tali temi in modo simile ad ipotesi “scientifiche”. Possiamo considerare il paziente come il ricercatore che fornisce il problema da esaminare e su cui indagare: egli è l’’esperto dei contenuti del problema; il terapeuta è il supervisore della ricerca, esperto nelle tecniche di indagine; conosce gli strumenti che vengono messi a disposizione dal paziente e aiuta quest’ultimo ad elaborare strategie alternative.
Il dialogo socratico
Il terapeuta attraverso le domande e il dialogo con il paziente lo aiuta nell’acquisizione di consapevolezza e nel conseguente distanziamento critico rispetto ai propri contenuti e schemi mentali; spiega principi-metodi della terapia e consiglia al paziente dei compiti di autosservazione (homework), talvolta servendosi di strumenti, schede, ecc. Mantenendo come focus terapeutico i pattern di pensiero, si favorisce in questo modo la presa di distanza critica dalle convinzioni problematiche e si mettono a punto ipotesi alternative.
L’empirismo collaborativo
L’’atteggiamento tenuto dal terapeuta è finalizzato ad ottenere la condivisione esplicita del paziente circa gli scopi della terapia e le procedure utilizzate per perseguirli.
Le richieste comportamentali
I comportamenti sono fatti oggetto di discussione ed analisi, qualora vengano riconosciuti come disfunzionali rispetto alla scopo di sostenere o non ostacolare il benessere psicologico ed emotivo del paziente, il terapeuta ne sollecita il cambiamento o la cessazione fornendo, qualora lo ritenga utile ed in modo concordato, precise indicazioni comportamentali.
La RET e il modello ABC
Albert Ellis a partire dagli anni ’50 ha elaborato la Rational-Emotive-Behaviour Therapy (conosciuta in Italia come RET), in contrapposizione alle allora imperanti teorie psicoanalitiche e comportamentistiche. Questa psicoterapia, affermatasi in Italia grazie all’opera di Cesare De Silvestri (visita sito) ha rappresentato la punta avanzata della moderna prospettiva cognitivo-comportamentale. L’’essenza della RET è riassunta nel modello A-B-C, che è il paradigma di riferimento di ogni psicoterapia cognitiva:
A = Antecedente
B = Convinzioni o credenze (Belief System)
C = Conseguenze emotive e comportamentali
Con l’ABC si procede all’’analisi delle situazioni problematiche riservando un’attenzione particolare alla componente cognitiva che si frappone tra un antecedente e delle conseguenze emotive e comportamentali. L’analisi cognitiva consiste nella valutazione dettagliata dei pensieri automatici, delle immagini mentali, degli assunti e delle convinzioni (B=– Belief system) che si frappongono tra un evento (A) e le conseguenze emotive e comportamentali che l’individuo sperimenta (C). L’’intervento terapeutico si focalizza successivamente sulla modificazione del Belief System.
L’autocaratterizzazione scritta
Con questo strumento si chiede al soggetto di parlarci di sé, raccontando ciò che a lui sembra più importante, nella convinzione che il modo più immediato di conoscere i significati dell’altro è ascoltare le sue parole. Se analizziamo tale richiesta e la paragoniamo allo stile delle consegne standard dei questionari, risalta la diversa finalità che sottende le due procedure di indagine. Richiedere un’autocaratterizzazione al paziente si propone come realizzazione pratica dell’’atteggiamento che ogni psicologo dovrebbe seguire, cioè provare a capire una persona lasciandole esprimere i suoi significati, piuttosto che costringendola a rispondere a domande schematiche.
Al fine di facilitare alla persona il compito, a volte sentito come minaccioso, di autorivelarsi, l’’invito può essere formulato così: Vorrei che lei scrivesse un profilo del carattere di X (il paziente), come se fosse il protagonista di un racconto. Lo scriva in terza persona, come potrebbe scriverlo un amico comprensivo che la conosca molto intimamente, forse meglio di chiunque l’abbia mai realmente conosciuta. Può cominciare scrivendo “X è…”
Le griglie di repertorio (Repertory Grids)
In seduta e con l’’aiuto del terapeuta il paziente compila una matrice che ricorda una griglia, ovvero un foglio con delle caselle vuote. La griglia permette di studiare le “articolazioni di significato” che la persona compie nei confronti degli elementi principali del suo spazio psicologico, o degli elementi e delle aree principali che ci interessa approfondire (persone significative, ruoli o situazioni specifiche, aspetti di sé, ecc.). Il soggetto è libero di esprimere i suoi significati personali rispetto ai suoi elementi, senza vincoli teorici o metodologici pre-esistenti. All’’apparente libertà totale corrisponde, naturalmente, una struttura latente rigorosa, che permette di applicare alle griglie delle modalità di analisi precise e articolate..
In psicoterapia si fa uso anche di varie tecniche di immaginazione che si dimostrano particolarmente utili nell’affrontare direttamente le emozioni inappropriate (ansia, ostilità, depressione, vergogna, colpa ecc.).
La REI –(Rational Emotive Imagery)
Consiste nel far immaginare al paziente in modo vivido e dettagliato un’’esperienza attivante realmente accaduta o che egli teme possa accadergli. La scelta della situazione, che può essere più o meno temuta, viene sempre concordata preventivamente con il paziente.
Si sottolinea l’importanza di restare in contatto con l’’emozione evocata, di non sfuggirla, bensì di riconoscerla e sopportarla per almeno un breve periodo di tempo. Dopodiché il paziente viene invitato a modificare volontariamente, a fare del suo meglio per modificare tale emozione. L’’esperienza clinica dimostra che si tratta di una trasformazione possibile, sostenuta dalle conoscenze e gli strumenti che il paziente apprende in terapia, e che può essere generalizzata alle situazioni di vita reale.
Le tecniche di rilassamento
Il paziente viene istruito su come utilizzare alcune tecniche di rilassamento (rilassamento isometrico, rilassamento progressivo ecc.) al fine di alleviare stati di tensione emotiva e muscolare. Ad esempio, in chi soffre di attacchi di panico l’aumento della tensione muscolare dura a lungo e continua a comunicare al cervello sensazioni di allerta. Il cervello diventa più sensibile e risponde a stimoli anche piccoli come se se fossero minacce reali, con l’ansia, l’iperventilazione e il panico.
Con l’ausilio di queste tecniche, se il paziente esegue gli esercizi con una certa costanza, si possono riuscire a controllare efficacemente la tensione muscolare e l’ansia che ne consegue. Imparare a rilassarsi è utile, ad ogni modo, anche quando non si soffre di alcun disturbo ma si ha difficoltà ad allentare la muscolatura e conseguentemente si vive quasi costantemente uno sgradevole stato di tensione.
L’EMDR
L’EMDR – Eye Movement Desinsitization and Reprocessing – è qualcosa in più di una tecnica, è un approccio complesso e ben strutturato che può essere integrato in tutti i programmi psicoterapeutici aumentandone l’’efficacia.
Questa metodologia utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale (alternata destro/sinistra), per ristabilire l’’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato alla teoria dell’ elaborazione adattiva dell’’informazione. Questa metodologia è stata oggetto di studio negli ultimi 20 anni più di qualsiasi altra tecnica psicoterapeutica e questi numerosissimi studio ne hanno comprovato l’efficacia. Per maggiori informazioni clicca qui.
Mi sono formato all’applicazione clinica dell’EMDR e ho acquisito la qualifica di Esperto (Emdr Practitioner)