Il lato positivo (“Silver linings playbook”), una psico-recensione
Alessandro Gamba
www.studiodipsicologia.net
Un bellissimo film (candidato a 8 premi Oscar) che racconta la storia tra un ragazzo affetto da “disturbo bipolare” e una ragazza che sembra a tutti gli effetti affetta da “disturbo borderline della personalità”.
Il film illustra da vicino e in modo finalmente realistico questi due tipi di pazienti, concedendo ai più tecnici qualche spunto per la diagnosi differenziale tra due quadri troppo spesso sovrapposti o comunque confusi, ma soprattutto ha il più nobile merito di farvi avvicinare all’umanità (loro e delle loro famiglie) e di farvi vedere come le loro emozioni/passioni, oltre che i loro sintomi, siano la cangiante materia di cui sono fatti quasi per intero.
Il film illustra da vicino e in modo finalmente realistico questi due tipi di pazienti, concedendo ai più tecnici qualche spunto per la diagnosi differenziale tra due quadri troppo spesso sovrapposti o comunque confusi, ma soprattutto ha il più nobile merito di farvi avvicinare all’umanità (loro e delle loro famiglie) e di farvi vedere come le loro emozioni/passioni, oltre che i loro sintomi, siano la cangiante materia di cui sono fatti quasi per intero.
L’intreccio tra commedia e dramma è una formula spesso usata nel cinema ma qui funziona particolarmente bene, tanto da avvicinarsi alla vita vera, seppure quella un po’ finta (ai nostri occhi) della provincia americana.
Si parte con la storia di Pat (Bradley Cooper), che esce dopo otto mesi dall’ospedale psichiatrico e vuole rimettere in sesto la sua vita con tutte le sue forze, rimediando agli errori fatti nella speranza di ricominciare dal punto in cui la sua vita si era spezzata.
Nel percorso incontra Tiffany (Jennifer Lawrence), giovane sposa scossa da un lutto precoce e inaspettato che la lascia vuota e rabbiosa.
A me sono molto piaciute le scene in cui Pat viene travolto da ondate emotive che rischiano di compromettere per sempre la sua vita, così come quelle in cui Tiffany sente di sparire dal mondo e si aggrappa alla vita con la forza di un animale ferito.
Sono ben rappresentate le pericolose accelerazioni e disregolazioni che caratterizzano l’emotività e il pensiero dei pazienti con disturbo bipolare, così come le nuance psicotiche degli episodi acuti. Sullo sfondo delle oscillazioni di Pat si staglia invece la pervasività della sofferenza di Tiffany, con i suoi tentativi disperati di ritrovare l’amore in se stessa, fatti di manipolazioni per mantenere la prossimità con l’altro e di condotte autolesive.
Dalla parte di Pat possiamo osservare un padre (Robert de Niro) un tempo rissoso e ora incastrato nelle sue superstizioni, ma sempre troppo poco attento ai bisogni del figlio, e una madre più sensibile ma inconsistente. Dalla parte di Tiffany una famiglia che non c’è (o c’è poco) e, tutto intorno, un mondo di persone che con la loro superficialità rappresentano l’odiosa minaccia per chi si trova in una condizione di totale vulnerabilità.
Ma non perdetevi il dottore psicologo/psichiatra che dimostra dedizione e creatività ma anche irrimediabilmente il fatto che spesso proviamo a curare, negli altri, soprattutto noi stessi.